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Tiziana
De Pace intervista
all'Autrice nel Paese delle Meraviglie
Credo
non siano impegnative, sono invece in grado di creare immagini chiare
e nitide nella mente di chi legge, di arrivare con forza in fondo allanima.
Penso, più che altro, che a molti manchi il coraggio di rapportarsi
a scritture di questa intensità. Non cè una gran
propensione ad accettare le debolezze proprie, riconoscendole tra le
righe di debolezze altrui, ma questo è un discorso talmente ampio
quindi
sì, cito Sylvia Plath, o meglio, cito un suo verso.
Mi innamoro degli scritti prima che degli scrittori. Questo è
fondamentale. Empatizzo fortemente con alcuni artisti, non posso negarlo,
ma arrivo a conoscerli attraverso quello che raccontano tramite i loro
scritti. Sylvia Plath, tra laltro morta suicida, ha vissuto una
vita tormentata, intimamente, sempre al limite, con quella malinconia
dolce fissa in fondo agli occhi, che traspare anche dai suoi versi.
Citarla è stato il mio modo di darle ancora voce. Di riscattarla.
2. Quali autori hanno contribuito a darti un po di sé? E la tua scrittura il parto di una maturazione profonda, e io credo non sia stato per niente facile. Mio
padre collezionava libri. Fin da piccola, essendo sempre stata una bambina
molto solitaria, per scelta, ho preferito i libri ad altro. Inizialmente
guardavo solo le figure, poi, dai cinque anni in su, ho iniziato ad
allenarmi alla lettura alternando le Fiabe dei Fratelli Grimm ad Alice
nel Paese delle Meraviglie di Carroll, passando per Cuore
di De Amicis e finendo alle Poesie Thailandesi e Coreane. A dieci anni
ero già innamorata di Centanni di solitudine
e de Il Ritratto di Dorian Gray. A quindici divoravo De
Sade e Lautreamont. Amavo Baudelaire e sognavo con Tolkien. Passavo
ore in compagnia dei Vampiri di Anne Rice e mi lasciavo devastare da
Madame Bovary. Sono andata avanti così, in altalena. 3. Difficile dire se TempInVersi sia poesia o prosa. La mia opinione è che trattasi di una narrazione imbastardita, prosa e poesia per dar corpo a un tuttuno. Vorrei parlassi della gestazione della tua nuova opera, sotto un profilo tecnico, di stile, di emozioni provate durante la fase creativa anche. Viene
naturale continuare sullonda della risposta data alla domanda
precedente, perché il discorso fatto per le letture da me predilette
e per il modo di essere vale anche per lapproccio alla scrittura
che ho. Prosa dura e imbastardita, come tu la definisci, per la parte
più reale e nera di me, poesia per la parte sognante. Scrivendo
riesco a dare sfogo ad entrambe le nature e lo stile si è modificato,
è cresciuto, si è plasmato seguendo il mio stato di evoluzione
interno. Più cresco, imparo, sperimento, più lo stile
prende forma. Questo mi piace. Mi piace lidea che nulla sia finito
e definito ma sempre in continuo movimento. Diciamo che questo appartiene
un po a tutto quello che scrivo. La particolarità in TempInVersi
è più che altro la scelta della punteggiatura, nellesporre
i concetti, quello si, è fortemente voluto. Nella prima storia
troviamo una scrittura irriverente, in corsa, distorta e contorta, parole
legate e una punteggiatura assente o non pertinente. E così
anche la protagonista. Che sente sfuggire la sua identità, che
non ha un nome, che è fatta e sfatta, poco lucida e incoerente.
Nella seconda storia fa da padrona la superficialità. Lo stile
di scrittura è molto infantile, il racconto è brevissimo
e scarno esattamente come il mondo da cui decide di fuggire la protagonista. 4. Conosci Isabella Santacroce? In un certo senso il tuo lavoro mi ricorda un po la sua scrittura sospesa fra poesia e dannazione un po sadiana un po romantica. Tocchi
un tasto a me caro e allo stesso tempo dolente. Molti associano alla
sua la mia scrittura. Premetto di apprezzare molto Isabella Santacroce,
di aver letto tutti i suoi libri e di ritenerla tra le mie scrittrici
contemporanee preferite. Oggi però tu mi dai modo di sfatare
definitivamente la leggenda che mi vorrebbe suo clone
imperfetto . Ti chiederai: Come? 5. Scrivi di tuo pugno la quarta di copertina (ideale) per TempInVersi, anche in considerazione di queste parole di Paolo West: Non so se alla fin fine questo testo sia prosa o poesia, ma credo che se ti poni questo dubbio, allora, novantanove su cento, è poesia. Devi
sapere che ho sempre avuto la tendenza a guardarmi dal di fuori, in
molte occasioni. Quando TempInVersi lho sentito completo,
pensare a come un occhio esterno avrebbe potuto descriverlo è
stato il primo passo. Da questo pensiero nasce TreParole,
che poi è stato inserito come Epilogo, ma che voleva essere,
inizialmente, unidea per la quarta di copertina.
TempInVersi racchiude luniverso un po disprezzato dellabbandono.
6. Tre donne per tre spietati ritratti di disamore e compassione. A chi ti sei ispirata per scalpellare le immagini di queste tre antieroine al femminile? Tre donne per tre spietati ritratti di folle amore e perdizione direi io. Non ho intenzione di negare levidenza, tutto parte da me. Da quello che ho vissuto in prima persona e lì dove non cè autobiografia, da quello che ho visto, percepito, colto, assorbito dalle mie amiche, dalle persone che ho incontrato, che ho ascoltato, vissuto, che vivo. Tutto è frutto di esperienze e avvenimenti reali. A questi poi, si sono aggiunti le immagini, i volti, le storie di donne che hanno dato a me qualcosa, attraverso i loro scritti. Sylvia Plath, Alda Merini, recentemente scomparsa, cui lascio un pensiero affettuoso, Pamela Moore, Charlotte Bronte e tante altre. Questo non vuol dire che ci sia DI LORO in questo scritto, cè PER LORO. Credo sia sostanzialmente diverso. 7. In TempiInVersi ci sono degli elementi autobiografici o diaristici? Credi nel potere curativo della scrittura? Assolutamente sì. Tutte le situazioni che ho affrontato nella vita, positive o negative non importa, le ho metabolizzate, superate, risolte, esclusivamente e totalmente grazie alla scrittura. Ho iniziato a scrivere costantemente e assiduamente dopo la morte di mio padre, per curarmi. Non ho più smesso. Larte, in svariate forme, ci tengo a precisare, è stata la mia àncora di salvezza, il modo migliore per esorcizzare paure e dubbi e tristezze, per mettere a nudo le mie contraddizioni, per guardarmi dallesterno e trovare soluzioni, chiudere cicli. Darmi risposte. Non riesco a non scrivere di me, di quello che vedo/tocco/respiro/vivo/sento. Non mi piace tra laltro lidea di dovermi documentare, fare ricerche, affannarmi, per poter scrivere. Sento di essere nata per parlare di quello che conosco, ed io conosco davvero solo ciò che vivo. 8. Non lo sapevo ma gestisci un negozietto fantasy. Che personaggi frequentano il tuo negozio, e soprattutto: sono per te motivo di riflessione, di ispirazione? Sì,
Il Portale Magico. Nel corso di questi tre anni di vita è diventato
un piccolo covo di sognatori e Magia. Una piccola isola felice dove
la gente ama rintanarsi a respirare un po di Fantasia, lasciando
al di fuori della porta tensioni e difficoltà. Le anime che si
avvicinano al Portale hanno tutte una sensibilità superiore,
sono in grado di sentire, percepire, attraverso
un quinto senso e mezzo come direbbe Dylan Dog. Hanno tutti un forte
legame con la Fantasia, con un altro mondo che credono, come me, possibile.
Credo sia fondamentale per me non perdere il contatto che ho sempre
avuto fin da ragazzina, con ciò che mi ha tenuta in vita. Salvata
in più occasioni, sorretta. Lincanto infantile nutre la
parte sognante di me e contrasta la parte reale nei momenti in cui tenta
di prevaricare, creando non pochi problemi. Il Portale Magico e tutti
i suoi abitanti, Elfi, Fate, Folletti, Streghe e buffi Troll ci sono
per questo, per regalare un po di Magia e qualche Favola a chi
come me si sente braccato, a volte imprigionato e spesso lontano da
un mondo grigio e così cinico e indurito, da far sbiadire i colori.
Per onore al vero devo però precisare che allo stesso modo, attraverso
larte di strada, gli spettacoli con fuoco, i Luminal, tengo stretto
il contatto e nutro la parte reale di me, contrastando la parte sognante
quando tenta di prevaricare e portarmi troppo distante da quello che
è il mondo che mi circonda. Ho bisogno anche di questo, di sentirmi
carnale e terrena. Di godere del bianco e del nero che fanno parte di
me allo stesso modo. 9. TempInVersi potrebbe appartenere a qualche corrente letteraria ben definita? Se sì, spiega il perché. Non credo di poter rispondere alla tua domanda per un motivo molto semplice. Non mi sono mai posta il problema. Non amo particolarmente le definizioni, e di conseguenza sono molto distante da tutto ciò che è sinonimo di appartenenza. Mi piace pensare che TempInVersi possa restare libero. Un libro in libertà. Così come sono liberi i testi che ho letto e liberi saranno quelli che leggerò. Lunica corrente a cui lascio spazio è quella intima. Ad ogni libro il suo posto dentro, in base alle corde che ha toccato, i nervi che ha scoperto, le emozioni che ha suscitato. 10. Quale urgenza ti ha spinto a scrivere? Il tuo libro porta al lettore un messaggio sociopolitico? Cè bisogno di ritornare a rivendicare il diritto ad avere i propri spazi. Territoriali, sociali, vitali e soprattutto intimi. Soprattutto cè bisogno di ritornare a rivendicare il diritto ad essere. Ho sempre vissuto in un clima di forte indifferenza e molto marcata superficialità e ho in prima persona sperimentato la tendenza della gente ad emarginarti e criticarti ed etichettarti pur di trovare un nome, una casella, un ghetto a cui farti appartenere per riuscire a non farsi destabilizzare da una diversità troppo evidente. Anche solo affermare di trovare dolce la malinconia è bastato per essere etichettata come dark, paranoica e via dicendo. Vivere troppo intensamente e manifestare troppo apertamente, a volte esasperatamente, alcuni malesseri intimi ha avuto come conseguenza visite psichiatriche che mi hanno resa apatica e incapace di provare emozioni troppo a lungo. Basta un poco di zucchero e la pillola va giù! come si suol dire. Mi rendo conto, ora che da adolescente mi ritrovo donna, che la situazione diventa ogni giorno più insostenibile. Cè una censura in continuo aumento e un dilagare di patologie come la depressione a rendere la vita insopportabile. Nevrosi che si materializzano. Si uccide anche per un parcheggio non ceduto. Crollano i pilastri marci fondati su anni ed anni di proibizionismo e tabù. Iniziano a venire fuori i drammi portati alla ribalta da vite spese ad essere allaltezza dei modelli imposti dalla società. La violenza tra giovani dilaga, luso delle droghe e dellalcool come anestetizzanti allinsoddisfazione e alla noia raggiunge picchi altissimi. Vedo tutto, intorno a me, tranne la naturale predisposizione ad essere se stessi. Ognuno di noi ha un lato scuro che va riconosciuto, accettato e curato con attenzione e intensità come i lati attivi e propositivi. Mi piacerebbe che la gente avesse il coraggio di uscire di casa la mattina e riprendersi il sorriso, le voglie, i progetti, il futuro. E allo stesso modo il diritto a mostrarsi triste, deluso, incazzato. Vorrei che si ritornasse a ricordare quanto tutto era più semplice, quando da bambini, a veder qualcuno piangere, si piangeva con lui. E il sorriso era contagioso, come gli sbadigli, né più né meno. Parlare e scrivere di belle storie e lasciare ai media e allinformazione di massa per me fortemente deviata, tra laltro, il potere totale sulla cronaca di ciò che accade nelluniverso un po fuori dalle righe è troppo semplice. Cè un cinismo devastante sotto i miei occhi, tutti i giorni. Crescente. Non mi piace. Nonostante tutto io sono per le Favole. 11. A chi consiglieresti di leggere TempInVersi? Per quali motivi? Come
ho già detto i libri dovrebbero essere liberi di scegliere da
se i loro lettori. Mi piacerebbe però che arrivasse come un dono.
A chi pensa ci sia una inarrivabile bellezza nella tristezza, a chi
vive le sue malinconie in silenzio, a chi si sente solo e non capito
e spera di trovare voce attraverso le parole di unaltra anima
affine, per sentirsi meno nota stonata. Andrei in giro per strada
e ne discuterei con tutti in punkabestia in circolo. Con
chi ha sulla pelle i segni. Con chi cede. Con chi si perde. Lo presenterei
nei Centri di Igiene Mentale, nelle cliniche che curano i disturbi alimentari,
nelle comunità. Ne parlerei a chi li gestisce e a chi ci si rivolge.
Ai genitori che ci portano i loro figli. Ai volontari che prestano servizio.
Mi piacerebbe che ci fosse gente ad acquistare una copia e spedirla
ad un CIM piuttosto che lasciarla tra i cartoni in stazione
12. Che cosa ti aspetti da questo tuo nuovo libro, il secondo dopo Lyberty Mode pubblicato nel 2005? Mi aspetto o meglio, spero, che sia in grado di scegliere, come i libri che scelgono me. Che finisca tra le mani di lettori appassionati, che si appassionano. Che in lui ci si riconosca. Che si faccia voce. Appiglio. Coscienza. Amico. Risposta. Soluzione. Compagnia. Cura. 13. Hai dei progetti in cantiere? Sì,
più di uno. Porto a termine i miei progetti solo quando si sommano.
In caso contrario perdo voglie e concentrazione e quindi, al momento,
sto lavorando a due progetti differenti. 14. Senti il bisogno di ringraziare o di mandare al diavolo qualcuno che ha o non ha creduto in te? Ci sarà sempre chi affermerà che non basta mettere paroloni uno dietro laltro senza senso per fare di me un poeta, questo per dire che tendenzialmente chi non crede in me, non crede in me come persona prima che in quello che scrivo. Non ho mai dato molto peso a chi ha certi pensieri anche perché sono diretti al poeta e non alla poesia. Sarebbe inutile quindi mandare al diavolo per così poco e perdere tempo dietro critiche personali non costruttive, sì, tutto tempo e concentrazione tolti al lavoro. Al contrario invece, sento il bisogno, come già faccio quotidianamente, per non correre il rischio di trovarmi, come una volta mi è accaduto, con parole non dette, di ringraziare tutti coloro che a loro modo mi spronano, mi incoraggiano, mi criticano e mettono positivamente e costruttivamente in discussione. Grazie, siete dei motori. empInVersi - Tiziana De Pace -
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