Stefano
Solventi
La meccanica delle ombre
di Claudio
Della Pietà per senzaudio.it
Il libro di cui sto per raccontare non è un gran libro,
un lavoro eccellente, un bestseller. E’ proprio una figata.
La storia narrata, che si rivelerà per alcuni assurda, per altri
addirittura ridicola, potrebbe capitare a ciascuno di noi come tante
altre, ma poi guarda caso a me o a te non capita mai.
Un uomo si separa dalla moglie, la figlia adolescente rimane con la
madre. Lui, da Bernardo diventa Benny, ma la sostanza rimane uguale
o addirittura si riduce in consistenza, in spessore. E davanti a noi
lettori, l’autore Stefano Solventi fa passare tante altre immagini
della società contemporanea che è fatta solo di immagini,
di bilioni di foto scattate e mai stampate, di file .jpg che ora dopo
ora soppiantano quelli precedenti, solo perché abbiamo mandato
indietro la tagliata di manzo, e fatto sostituire la rucola con l’insalata
gentilina di Trieste.
Tutte queste foto ci illudono che la vita vera sia fatta di post dopo
post, di pin dopo pin, nuovi ambiziosi obiettivi, nuovi stimoli, favolosi
traguardi, ma esaurita l’accelerazione iniziale, posatasi a terra
la polvere, ecco il nulla.
Il ritmo che l’autore dà al libro è incalzante fin
dall’inizio, intenso, i dialoghi vivi, concreti ti fanno entrare
nel racconto e sedere al tavolo dei protagonisti, per partecipare al
dibattito. Vivrete una storia che cresce gradualmente di intensità
e accresce il ben noto desiderio di “sapere come va a finire”,
fino alle ultimissime pagine. Fantastico. Mi ha fatto ricordare "La
versione di Barney" di M. Richler, e non vi dico perché.
Spero che capiti anche a voi di farvi coinvolgere così tanto
da arrivare ad incazzarvi con uno dei personaggi. A un certo punto mi
è venuta voglia di strappare una pagina e metterla sopra a una
pentola in ebollizione per staccarne il personaggio così come
facevo da ragazzo con i francobolli sulle buste.
Torniamo a Benny. Si può ritenere fortunato. La sua nuova vita
gli ha regalato o fatto scoprire un'ombra. Ognuno di noi, da quando
nasce porta con sé la sua ombra direte voi, e più si cresce
più quell’ombra può incarnarsi e diventare croce,
e precipitarci nel mondo delle ombre. Ma Benny come detto è fortunato.
Quell’ombra, che l’autore definisce LUCE PARZIALMENTE NEGATA,
oscura, annebbia il suo sguardo sul futuro, lo filtra, talvolta lo acuisce,
così da tenere l’uomo in costante allerta, con i piedi per
terra. Meglio così. In un gioco schizofrenico durante il quale
Benny fa ombra ai suoi amici/personaggi/parenti che vivono con lui questa
storia per certi versi miracolosa, spesso è lui ad essere avvolto
dalla presenza ombrosa degli stessi personaggi che lo usano per i propri
interessi. In una gara a chi pesa di più, se un'ombra o l’altra,
è invitato a fermarsi, a fare questa azione semplice ma non scontata,
e nelle lunghe attese in improvvisate sale d’aspetto, ora sfarzose
ora pietose, avrà modo di riflettere sulla vera potenza di questa
considerazione:
“Se
uno ti paga ed è felice perchè gli racconti fregnacce,
tu gli racconti fregnacce. Dov’è il problema?”
Leggete
“La meccanica delle ombre” perchéfregnacce ne diciamo
tante, tutti, spesso, più di quanto pensiamo. Dov’è
il problema? Le ombre fanno brutti scherzi. Buona lettura.
“Quell’immagine
nostalgica e stradaiola gli piaceva, suggeriva la voglia di non rassegnarci
alla scomparsa dei sogni, degli slanci, del coraggio. E copriva alla
perfezione al zona dove affiorava l’ombra. La sua ombra.”
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