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Brano
tratto da "IBRIDI"
Non
ci salveremo
Dal
cielo scende una pioggia di vomito e catarro.
Scende immondizia, brandelli umani, animali, brandelli e basta.
Ci ripariamo sotto la veranda semidistrutta di una casa in campagna.
Da coppe di porcellana sporche e scheggiate beviamo un vino scadente,
mangiamo gallette di riso piene di vermi.
Mangiamo fumando, senza problemi, le sigarette si ammassano creando mattoncini
su mattoncini di muco.
Il muco si glassa alla base della nostre gole.
Ma in fondo che ci frega, per quel che ci resta da vivere anche questo
è un piacere della vita.
Ci fissiamo, sempre, noi tre o forse quattro, qualche volta cinque.
Ci fissiamo e parliamo, i nostri discorsi vecchi e fuorimoda.
Drogati dalla voglia di parlare del nostro passato, raccontando inebriati
i nostri vecchi ricordi di vita.
Come se nella vita si potesse vivere di soli ricordi.
Eppure, quando non riesci a vedere un futuro sono proprio i ricordi che
ti tengono in vita, almeno puoi consolarti che non è stato sempre
cosi, la nostra vita non ha fatto sempre così schifo, un tempo
si poteva sorridere, si poteva credere, si poteva per giunta vivere.
Ma guardaci oggi.
Siamo randagi. Immondizia. Balordi.
Persone senza morale, senza giudizio, senza denti.
Fino a che siamo vivi abbiamo unanima, ed anche se la nostra anima
è sporca, torbida, ciò non toglie che sia viva, di conseguenza
ci tiene in vita, forse stanca anche lei, stanca di essere una derelitta
delle nostre vite paralizzate.
Quando eravamo bambini non pensavamo mai a tutto questo, non credevamo
mica che la nostra vita sarebbe diventata quello che è oggi.
In passato ci siamo sempre immaginati come future persone di successo,
personaggi di spicco della città, non contorno, non avanzi di cibo
vecchio di due giorni.
Non residui organici, non vermi metropolitani. Niente. Nulla di tutto
ciò.
Il bello è che se pensi a come va il mondo oggi si fa davvero fatica
a capire chi ha fallito nella nostra vita, se noi o il genere umano, oppure
quello animale.
Noi siamo rimasti in vita in una terra di mezzo, un limbo melmoso che
contiene tutto il marcio di quello che resta di questo pianeta.
Pensaci un secondo, cosa, chi sei veramente?
Rifletti, riesci ad immaginarti con un numero in un fascicolo da catalogare?
Riesci ad immaginarti come un bidone dellimmondizia colla bocca
aperta?
Pensaci sul serio.
Hai presente quando entri in un negozio, un negozio qualsiasi, mettiamo
un negozio di scarpe.
Pareti piene di scarpe.
Immaginale, pareti piene di scarpe, tutte diverse, alte basse, colorate
e di pelle, nere, di pezza di cuoio, come le vuoi come le desideri.
Alcune ti piacciono un po, alcune da morire altre ti fanno schifo.
Ti compri le tue, e dopo di te uno va a comprarsi quelle che a te facevano
schifo.
Perché è un discorso semplice, così, in ogni cosa
materiale e non, cercano sempre di accontentarti, di renderti felice,
di non farti preoccupare di altro, di placare il tuo istinto animale e
così con dolcetti e caramelle pian pian ti addolciscono e ti ammazzano
dentro.
Ti rendono un drogato, assuefatto da tutte queste cose, un schiavo dal
padrone invisibile, un cane incatenato ad un guinzaglio dorato.
E certo dirai che bel guinzaglio, ma ciò non toglie che ci sei
incatenato.
Il tuo giogo, la tua croce.
Guardale ora le tue cose, guardale bene.
Distrutte. Perse nel fango e nella merda animale.
Tutto bruciacchiato, morsicato, sporco ed inutile, coperto di preservativi
usati, battuto da una pioggia acida.
Chiari segnali di un vecchio splendore, uno splendore che alberga in un
ricordo drogato, tossine di pensiero che ti ritrovi incastrate in qualche
anfratto cerebrale.
Tutto questo perché?
A quale scopo?
E adesso che credi? Cosa pensi? Sei davvero convinto, che noi, sotto questa
veranda come tanti altri abbiamo raggiunto lilluminazione, abbiamo
capito?
Macché, anche adesso, anche oggi che siamo bambolotti usati lunica
cosa che riusciamo a pensare è che una volta era bello, una volta
era tutto meglio.
La vecchia vita fatta di consumo, di nefandezze alimentari, di sogni sprecati,
quella sì che era vita, pensiamo.
Quindi a che cosa è servito?
A niente, riesci a capire a niente, lo capisci?
A niente perché tanto non siamo stati capaci, non abbiamo avuto
la forza di cambiare, di ridimensionarci, non lo abbiamo fatto quando
ne avevamo la possibilità figurati se possiamo farlo adesso.
Ancora ci diciamo e sogniamo, sai, sarebbe bello vincere al superenalotto,
sarebbe fantastico, peccato però che i numeri magici non ce li
siamo nemmeno mai giocati, allora che cazzo lo sogni a fare un premio,
una vita migliore se non fai nulla per cambiare.
Non potevamo sapere che saremmo finiti così, o forse lo sapevamo
benissimo, ma tanto piangere sul latte versato non serve a nulla, quindi
tanto vale essere noi stessi il latte versato, cosi almeno abbiamo unidentità,
uno scopo.
La verità è che nessuno ci aiuterà, la verità
è che siamo condannati.
Fattene una ragione, prima lo fai meglio è.
Ti aspetto qui, cè una tazza scheggiata vuota, taspetto,
la riempio e taspetto sfoggiando un sorriso marcio.
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