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titolo: "DIECI FIRME "
collana blocknotes
autore Antonio D'Oriano
ISBN 978-88- 97424-02-4
€ 12,00 - pp.147 - © 2011 - in copertina, illustrazione originale relaizzata dall'autore.


Dieci Firme racconta la storia di Giorgio, una storia che parte dal ritrovamento a bordo di un treno di un libro dimenticato che reca all'interno una scritta misteriosa. Preso per mano dal destino, il protagonista intraprenderà un viaggio
per svelarne l'origine. Scoprirà un'Italia fatta
di luoghi e persone, profumi e cibi.
Ma lontano da casa comprenderà soprattutto
se stesso e ritroverà una curiosità nuova
di cui non aveva più memoria.



 

... e di Antonio D'Oriano, leggi anche
LIBERO HA I MIEI OCCHI

 

Brano tratto da "DIECI FIRMEi"

(...)

Titubante Giorgio si sedette nella poltrona accanto al libro guardandolo curioso senza distogliere lo sguardo e lo fissò per una ventina di secondi prima di toccarlo con la punta dell’indice. Poi si alzò e si guardò intorno per verificare se il legittimo proprietario fosse ancora in giro.
Superate queste inutili esitazioni, deciso, prese il libro e se lo rigirò tra le mani. Era consumato, usato, non poco. Non tante pagine, una copertina disegnata e un titolo grande che capeggiava al centro: “Libero ai miei occhi”.

Il viaggio in treno era appena cominciato e lui tranquillo in una carrozza praticamente vuota decise che lo avrebbe letto invece di addormentarsi come al solito. Aprì la prima pagina per immergersi nella lettura quando una testolina bionda spuntò dall’altro gruppo di poltrone. Era una ragazza con due occhi grandissimi e le labbra carnose ora un po’ aperte. Lo fissava, fissava il libro nelle sue mani e Giorgio si sentì a disagio.
Provò a comunicare: “E’… tuo? Il libro, dico… è tuo?”.
Lei, svegliata da una specie di incanto, scosse la testa, sorrise e disse: “No, no, non è mio… buona lettura”. Poi scomparve nella poltroncina, accennò una spiata nell’intercapedine, ma breve breve per poi dissolversi. Non è che si dissolse davvero ma Giorgio ebbe quest’impressione.
Tornò alla lettura, un po’ sorpreso per il fugace incontro, un po’ incuriosito. Cosa stava per leggere? Si trattava di un libro magico, dai poteri paratestuali, o semplicemente di un noioso romanzo d’appendicite che gli avrebbe fatto rimpiangere Cocco Bill?
Dieci fermate e cinquecentosettantasei passeggeri dopo, Giorgio arrivò alla pagina finale. Alzò lo sguardo e si domandò adesso seriamente chi avesse lasciato lì quel libro… turbato? Forse. Commosso? Può darsi. Di certo era scomparso con la mente per un po’ e quando si risvegliò da quella specie di sonno intellettuale, si accorse che il panorama visivo intorno a lui era leggermente cambiato. Una quantità incredibile di persone si perdevano e si rimescolavano all’interno della carrozza come un fiume sull’orlo di un mulinello. Inoltre, di fronte a lui si era seduto sei fermate prima un omone rubicondo e sudato. Portava gli occhiali scuri e due grossi baffoni alla don Peppone. Se lo stesse fissando Giorgio non lo sapeva… odiava gli occhiali scuri per questo.
Accanto un bambino emetteva musica.
O almeno questa fu la sua prima impressione, ma poi si accorse che la musica veniva da un minuscolo auricolare che il ragazzetto aveva in un orecchio. Il volume era ovviamente spropositato. Stava per chiedergli di abbassarlo leggermente, quando si accorse che di fronte a lui il compagno si godeva il sound tamburellando con le dita sul jeans strappato. Era un atto di cortesia verso l’amico quello del ragazzino con l’auricolare e lui non poteva certo intromettersi. Non approvava, ma capiva. Al di sopra della testa riccia del ragazzino un enorme sederone gli ostruiva completamente la visuale dell’altra fila di poltrone. Dov’era di preciso non lo sapeva di certo, anche perché quel suo viaggio in treno era costituito da un susseguirsi di tunnel e gallerie che alternavano così bene il buio alla luce che alcune volte gli sembrava che il viaggio durasse una settimana. Sette tramonti e sette albe.
Comunque scendeva al capolinea quindi non si era mai preoccupato della questione… solo che quel giorno, in quel momento, dopo quella lettura, aveva voglia di muoversi!
Si ricordò della ragazza bionda con gli occhi grandi, ma il sederone gli impediva la visuale completa. Pensò che le fermate erano così tante che sicuramente era già scesa e lui non si era accorto di nulla. Si immaginò la scena: uno sguardo fugace di lei non ricambiato e il suo sorriso che si era spento deluso.
Perdersi l’occasione di rivederla! Quanto era stato stupido… e quel libro che aveva tra le mani: lo possedeva da così poco e già lo odiava in maniera smisurata.

Dopo un po’ arrivò al capolinea e con il libro tra le mani scese dal treno. La fiumara di gente era così compatta che ebbe l’impressione di attraversare la carrozza senza toccare il pavimento con i piedi. Normalità.

Sulla banchina della stazione, avviandosi verso l’uscita, Giorgio muoveva le dita sulla copertina consumata del libro. Ad un certo punto senza troppo pensarci lo sfogliò ancora una volta e solo allora si accorse che in terza di copertina c’era una pagina scritta a mano…

Incuriosito si fermò di scatto, una signora anziana gli finì addosso e la cosa la innervosì al punto da cominciare ad inveirgli contro dapprima alludendo alle smodate abitudini sessuali dei giovani moderni e poi al fatto che gli stessi da sua esperienza personalissima risultano tutti zozzi e sanno solo farsi le canne. Le scuse valsero a poco, sentì anche un’altra signora alle sue spalle sussurrare al marito con tono di disprezzo: “ ‘Sti drogati!”.
Scomparsa la vecchia all’orizzonte, Giorgio si concentrò sulla pagina ingiallita e lesse:

Se mi hai trovato, leggimi e poi abbandonami dove credi. Le mie parole appartengono a chi vorrà ascoltarle. Prima di salutarmi scrivi il tuo nome su questa pagina. Se sei la decima firma allora cercami, perché io ho una risposta.

La cosa gli parve interessante… il libro letto e abbandonato, aveva sentito di qualcosa del genere su globinet e dal solito amico al bar, ma non ne aveva mai trovato uno. Firmò con una biro blu e contò quante firme c’erano prima della sua. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8… e basta. Lui era il numero 9. “Peccato”, pensò, “una risposta mi avrebbe fatto comodo”.
Si mise il libro nello zaino e andò in ufficio.

(...)


 

Antonio D'Oriano, puteolano di origine, è nato nel 1980 e oggi vive a Torino dove si è trasferito per lavoro. Giornalista per diletto, vignettista per passione, attore per vocazione, si definisce semplicemente un cantastorie. Ha pubblicato con Cicorivolta nel 2009 Libero ha i miei occhi, terzo classificato al Premio letterario nazionale Campi Flegrei 2010 e finalista al Premio letterario nazionale 2010 Giovane Holden. "DIECI FIRME" è il suo secondo romanzo, scritto negli aeroporti del mondo.