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Brano
tratto da "Il cieco grido dell'aurora"
Sabato
Ore 20:00:02;
si aprono i portelloni dellaereo sotto la spinta decisa di unhostess
nerboruta, che per tutta la durata del volo ha dissimulato la propria
mascolinità per mezzo di una divisa dal taglio sartoriale.
Ore 20:00:03;
boccate nervose incendiano le prime sigarette con la foga propria di un
gesto troppo a lungo represso.
Ore 20:00:04;
si spengono le prime sigarette dietro i solerti rimproveri degli aeroportuali.
Il piede destro, costretto dalla smaniosa ressa di turisti ansiosi ad
una prolungata permanenza in una pozzanghera dimenticata di carburante
putrido, mi avverte che limpatto con il suolo tunisino poteva avere
inizio più favorevole. Il piede sinistro in cerca di fortuna in
un escremento gigantesco risalente allera paleozoica, testimonia
che le sfighe viaggiano sempre in coppia.
Sto camminando con le gambe larghe, la schiena curva e il capo chino alla
ricerca di una stima approssimativa dei danni subiti. Ho tutta laria
di un praticante cow-boy disarcionato da un toro meccanico di fabbricazione
sovietica alimentato dalla fusione nucleare.
Gli altoparlanti trasmettono una ninna nanna tunisina che farebbe cadere
le palle anche a un santo; un poliziotto sorride orgoglioso dondolandosi
sulle note come una bertuccia su unamaca, un altro fuma assopito
indirizzando boccate autoritarie contro lo straniero, un terzo ci scheda
in un buon italiano.
La signorina Francorosso ci accoglie con la voce roca da tabagista incallita.
E il vento si scusa; lalito alla nicotina ed il
tremore da astinenza la costringono allangolo con la stessa convinzione
di un pugile con gli occhi tumefatti che boxa in una categoria superiore
alla propria.
Fatto sta che la lancetta che dovrebbe misurare il mio livello di apprendimento
non ha avuto neppure un sussulto; miro la targhetta Francorosso e la seguo
fino allautobus come un setter fa con una legor.
Ore 21:12; lasciamo laeroporto.
Ore 21:15;
lautobus si ferma. Il cinquantenne lampadato con il quale divido
la terza fila conduce una cernita meticolosa delle possibili cause, disponendole
in ordine crescente di probabilità sopra una lavagna immaginaria
impressa sulla tendina verde che ci nasconde la verità. Foratura?
Guasto al cambio? Un malore dellautista? Il ritrovamento di un cadavere?
Nulla di tutto questo, siamo semplicemente arrivati. Leggo sul Voucher:
Trasferimenti per/da hotel inclusi ed apprendo che la generosità
umana talvolta non conosce limiti.
Lhotel mostra una struttura recente e di-scretamente manutentata
nella quale è però evidente lo scanzonato disinteresse del
progettista verso il proprio lavoro e forse verso lesistenza in
genere.
Ricorrendo a casuali termini italiani incastonati tra congiunzioni inesistenti
e coniugazioni allinfinito, il personale ci fa capire che il ristorante
è già chiuso.
Segue uninsurrezione popolare, degna del corporativismo dei motti
carbonari, grazie alla quale il cuoco riacquista di colpo la voglia di
cucinare.
Cena rapida
equamente ripartita tra patate, fegato, pollo, pane e acqua. Tutto senza
infamia e senza lode sotto gli sguardi vendicativi dei camerieri, questi
sì molto infami.
Abbandono il territorio minato per salire in camera, dove, sul letto solitario,
sistemo la valigia e me stesso prima di venire colpito da un pensiero:
Dove cacchio è il mare?.
Mi precipito alla portafinestra, irrompo sul balcone e tiro un sospiro
di sollievo; le onde si frangono dolcemente sulla spiaggia confondendosi
con la sabbia, mentre il fruscio del vento accompagna una manciata di
passeggiatori ostentatamente romantici.
Lunica cellula dellencefalo non ancora assiderata mi fa sorgere
un dubbio: si tratterà di eschimesi o di pinguini?
La lampada, che il vento impone sul mio capo con la stessa violenza con
la quale un invasato si dimena davanti ad un crocefisso benedetto, mi
libera delle stalattiti e delle stalagmiti; come un tronco abbattuto rovino
in camera, rotolo fino alla Tv e la accendo: Frizzi. Spengo la Tv.
Ok, parole crociate.
Dove cazzo ho messo La Settimana Enigmistica?
Con gesti casuali e nevrotici rovescio la valigia fracassando il letto,
svuoto larmadio, svaligio il frigobar, scassino la cassetta di sicurezza,
mi strappo i vestiti inducendomi il vomito con il polsino destro, tiro
lo sciacquone; scomparsa.
Affranto, deluso, impaurito ed ormai in preda ad un attacco di panico,
valuto se denunciare il furto alle Autorità Tunisine. Dopo aver
ripetutamente sbattuto la testa contro il muro, mi rendo conto che avrei
solo due possibilità: una camicia di forza, oppure una parte da
protagonista in una trasmissione televisiva a scelta tra Carramba che
sorpresa! e Chi lha visto; come si dice dalla padella alla brace.
Meglio lasciar perdere.
Ok, dormiamo.
(...)
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Carlo
Verano vive nellAlto Mantovano, trascorrendo le giornate
come responsabile amministrativo dellimpresa di famiglia.
Oggi si descrive così:
Ergonomico, flessibile, ermetico, affidabile.
Non si tratta dellultimo spot di un elettrodomestico tedesco, bensì
di un primo sommario elenco di opinioni sulla mia persona, spontaneamente
espresse da chi mi conosce.
Ho preferito non chiedere spiegazioni, saltare a pié pari ogni
ulteriore elenco e tornare alle mie occupazioni quotidiane, non equamente
ripartite tra impegni professionali e sacrificati hobbies, allinterno
dei quali attività sportive, lettura e scrittura sono impegnati
in una lotta fratricida senza vinti né vincitori.
Quando mi voglio rilassare incontro gli amici, vago senza meta sulle sponde
del Garda e per le vicine campagne, oppure lungo sentieri montani, allo
scopo di testare la tenuta psico-fisica sulla via degli...anta; e posso
dire che resiste.
La vita è, resistenza.
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